2004 | Concorso per la tomba di Alberto Martini a Oderzo (TV)

concorso di progettazione per la parte monumentale ed artistica della nuova tomba di Alberto Martini

concorrente singolo

committente: Comune di Oderzo (TV)

Assonometria
Prospettiva interna

Un luogo di sepoltura è spesso o sempre il punto definitivo, quello ove si ferma il tempo ed arriva un pacifico silenzio. Non dovrebbe mai provocare indifferenza, ma, indipendentemente dalla biografia di chi vi è sepolto, far scaturire tre sentimenti diversi e per noi importanti: rispetto, silenzio e riflessione. Crediamo profondamente che compito dell’architettura e delle sue forme sia rendere evidenti questi sentimenti. Costruire una tomba che custodisca un artista, un pittore come Alberto Martini non significa, a nostro avviso, dimenticare questo compito e non significa neppure rappresentare ingenuamente alcuni aspetti autobiografici della sua vita. Pensiamo, insomma, che un luogo di sepoltura debba da una parte essere il meno “personale” possibile e dall’altra far riflettere sul tema della morte in senso “generale”.
Scorrendo le note di Maria Teresa Chirico sul tema della morte nell’opera di Alberto Martini si legge: “Martini ha sempre tenuto così presente la morte, proprio perché amava in modo incredibile la vita […] e ancora “Il tema della morte spinge Martini a una profonda meditazione sulla vita, della quale coglie i molteplici aspetti che la costituiscono […]. Osservando anche le sue opere sembrerebbe che il tema della morte sia per Martini un nodo essenziale, un’ossessione. Ma a guardarci bene questo tema, come dice la Chirico, è, in realtà, un’ossessione per la vita. Ed è questo l’aspetto generale alla base delle riflessioni del nostro progetto, al di là di tutte le possibili immagini martiniane. Un tema antico che ricorre spesso nella storia dei luoghi di sepoltura. Dice, a questo proposito, A. Rossi La morte esprimeva uno stato di passaggio fra due condizioni i cui confini non si erano precisati. Ma le urne a forma di casa degli etruschi, e la tomba del fornaio, esprimono per sempre il rapporto tra la casa deserta e il lavoro abbandonato. Da allora il riferimento del cimitero si pone all’architettura del cimitero, della casa, della città […] (dalla relazione di progetto al cimitero di S. Cataldo a Modena, 1972).

Gli elementi di progetto sono: il piccolo recinto, l’acqua, la pietra sepolcrale, la panchina e il simbolo. Il luogo di sepoltura è delimitato da un muro rivestito in pietra di Trani. Al piano sepolcrale si accede montando tre gradini. L’interno si presenta come una camera a cielo aperto dove sono situati una panchina in pietra di Trani e la pietra sepolcrale. Questa, in marmo di Aurisina, si trova in mezzo a uno specchio d’acqua, il cui fondo è costituito da ghiaia nera per aumentarne il senso di profondità. La camera è analoga a un piccolo Tetiteatro martiniano dove i morti e i vivi si “incontrano”. Sopra la pietra sepolcrale è posto un uovo in marmo bianco.

Planimetria
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