Ci sono andato un paio di volte al Villaggio operaio Crespi d’Adda. In entrambe le visite ho provato fascino ed inquietudine allo stesso tempo. Fascino per la sua organizzazione architettonica e urbana, anche in termini di gerarchia tra le parti (a parte qualche gesto “retorico” come il famedio della famiglia Crespi nel cimitero); inquietudine per il fatto che questo villaggio è stato costruito non dalla volontà di una collettività, ma da una singola “persona” in termini “paternalistici”. I Crespi’s avevano previsto tutto lì dentro: opificio, casette delle famiglie operaie (complete di giardino e orto), ville per i dirigenti, case del medico e del parroco, dopolavoro, chiesa, scuola, ospedale, campo sportivo, teatro, albergo, stazione dei pompieri, bagni pubblici, lavatoio, cimitero.
Mentre passeggiavo per le strade del villaggio mi veniva in mente quel pezzo dei CCCP dove Giovanni Lindo Ferretti gridava “PRODUCI, CONSUMA, CREPA”. Ecco, ri-pensando al villaggio e ai figli dei suoi operai, a quei verbi ne aggiungerei un altro: NASCI.
NASCI, PRODUCI, CONSUMA, CREPA.
![](http://www.renatonicoliniarchitetto.it/wp-content/uploads/2022/12/crespi-dadda-4760936_1920-800.jpg)
![](http://www.renatonicoliniarchitetto.it/wp-content/uploads/2022/12/Famedio-Crespi_dAdda_cimitero_-_Famedio_famiglia_Crespi.jpg)
Quando vedo il “Villaggio Crespi” ho sempre in mente il detto “dalla culla alla bara”. La città ideale
Non so se sia la città ideale, ma “dalla culla alla bara” mi sembra altrettanto efficace come slogan!