Della Felicità in architettura

Io conosco dei signori che stanno in edifici o appartamenti bellissimi e che sono infelicissimi. E, invece, mi è capitato di conoscere delle persone che stavano nella più brutta periferia oppure addirittura nelle favelas, che si godevano la vita.
Dicevamo la scena fissa [l’Architettura]… ma la scena fissa non decide se lo spettacolo è bello o no. Ci sono dei teatri bellissimi dove si fanno degli spettacoli schifosi, ma anche l’opposto, cioè ci sono dei brutti teatri in cui si fanno delle recite meravigliose.
Quindi io non riesco a vedere, se non nei termini di una grande illusione crollata, l’architettura come una speranza di felicità. L’architettura non ha questo potere: se la società è malata, non è l’architettura che la guarisce.
Poi, io credo che noi dobbiamo, proprio perché è il nostro mestiere, cercare di fare l’architettura più bella possibile e costruirla con la massima sapienza possibile.
Insomma, i “moderni” credevano che l’architettura fosse la base del riscatto sociale, e invece non è vero. La società è divisa in classi ed è infelice, non è l’architettura che la guarisce.

(Daniele Vitale, mio ex docente, in Colloqui di Architettura da https://www.colloquidiarchitettura.it/larchitetto-e-un-fingitore-finge-cosi-completamente-che-arriva-a-fingere-che-e-dolore-il-dolore-che-davvero-sente/)

Teatro romano, Orange, Francia, I° sec. a.C. - 50 d.C – Foto di Silvana Viola © 2006

4 commenti su “Della Felicità in architettura”

  1. L’arte e il popolo dovrebbero formare un’entità.
    Ci domina un profondo desiderio: vogliamo avere delle città in cui poter vivere sicuri e sani ma anche felici, diceva Aristotele.
    L’architettura dovrebbe avere questo compito, aggregare e unire attraverso l’utile bellezza.

    1. Un desiderio, quello di Aristotele, molto più complesso, perché rivolto all’intera Polis. Vitale è disincantato: non crede più (come è accaduto dal Movimento Moderno fino agli ’80 del secolo scorso) che la sola architettura possa cambiare la società malata e portare alla Felicità. Tuttavia, come dice ancora Vitale, gli architetti devono cercare di fare cose belle, anche senza poi riuscirci. Ma anche quando con fortuna (in senso greco) ci riescono, non è detto che portino alla felicità. Presa d’atto di una semplice e dovuta consapevolezza, a parer mio.

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