Quel monastero dell’XI secolo non è un miracolo. È una meravigliosa e semplice costruzione logica: un muro alto 8 piani a 300 metri precisi dal cielo e dal mare, lungo 40 metri e distante dalla parete verticale rocciosa appena 5 metri. Due esterni e possenti contrafforti danno solidità alla costruzione. Tutto avviene lì dentro, tra parete naturale e muro artificiale, in maniera complessa con piani orizzontali, terrazzi e scale più o meno ripide. Il rapporto con l’esterno, oltre che da terrazzi in sommità, è garantito da piccole aperture ricavate nell’ampio spessore di muro che danno sul profondo Blu.
Padre Tomàs, abate del monastero Khozoviotissa, l’ha definito così: “un monumento costruito con la testa, il cuore e la volontà, fatto di pietra, legno, calce e acqua. Nient’altro”.
Il monastero della Panaghia Khozoviotissa te lo trovi davanti dopo aver percorso “l’arduo cammino della virtù” di 267 gradini, tra cielo e mare Blu.
È quasi certo che il Monastero sia stato visitato da Le Corbusier nel 1933 durante il IV Congresso Internazionale di Architettura Moderna, svoltosi sul piroscafo Patris II, in un viaggio da Marsiglia e Atene e viceversa. L’isola di Amorgos fu meta delle tre separate escursioni cicladiche che dal 5 al 9 agosto che i congressisti si concessero su consiglio di Anastasios Orlandos, preside della facoltà di Architettura di Atene, per ammirare “quelle visioni bianche galleggianti tra il blu del mare e del cielo” e comprendere “la mancanza totale dell’ornamento dalle facciate, un realismo d’alto livello che sacrifica il dettaglio all’essenziale” (Paola Di Biagi, I CIAM verso Atene: spazio abitabile e città funzionale, Barcellona, 26 – 29 ottobre 2005).
Alcuni sostengono che il Monastero abbia lasciato traccia nella facciata laterale (a sud) della Chiesa di Ronchamp realizzata da Le Corbusier nel 1955. Forse ci sarà qualche somiglianza figurativa di facciata, ma io credo che siano due architetture con riferimento a principi, idee costruttive e siti completamente diversi.
Certo è che in entrambe le costruzioni “il bianco latte di calce è assoluto, tutto vi risalta, vi si scrive assolutamente, nero su bianco: è franco e leale” (Le Corbusier), e in questo senso Ronchamp dialoga tra Bianco e Blu con Khozoviotissa in pieno Mar Mediterraneo.





Le Corbusier, Chapelle Notre Dame du Haut, Ronchamp, Francia, 1955
Per me una chiesa eccezionale
Concordo, eccezionale nel vero senso della parola (Corbu, le plasticien!)